De Capitani, l’America e il ritratto d’artista
Anna Bandettini, «la Repubblica».
«La vita di ogni spettacolo si intreccia anche coi fatti di vita e con la quotidianità». Lo scrive a un certo punto Laura Mariani nel libro L’America di Elio De Capitani – edito da Cue Press cui si devono molte interessanti pubblicazioni di teatro ultimamente – il libro che documenta l’esperienza artistica dell’attore e regista, da quasi quarant’anni alla testa della compagnia dell’Elfo e del Teatro Elfo Puccini di Milano.
L’intersezione tra mestiere e vita, arte e realtà è il metodo di lavoro di Laura Mariani, docente di Storia del Teatro all’Università di Bologna, nel delineare i suoi ritratti di artista: cercare l’identità teatrale in questa mescolanza di tracce. Ed è così che vengono fuori riflessioni non banali e non convenzionali, ma anche è così che il risultato diventa un ‘racconto’, spesso anche avvincente, che guida il lettore in un percorso che dal teatro passa alla vita, dall’artista alla biografia.
Era stato scritto seguendo questo metodo il libro del 2012 su Ermanna Montanari, Fare-disfare-rifare (Titivillus): una narrazione che scavava nella vita passata e presente e nella storia artistica recuperandone i fili per orientarsi nella ricca e variegata personalità dell’attrice del Teatro delle Albe. Ora un simile viaggio si percorre con De Capitani e con la sua compagnia, concentrandosi però sul lavoro di costruzione di attore (attore sociale o primario seguendo la definizione dello stesso De Capitani: volutamente né performer, né attore) in particolare per alcune interpretazioni: quelle di Roy Cohn, Richard Nixon, Willy Loman, Mr Berlusconi, che sono anche punti di riferimento delle ultime stagioni del Teatro Elfo Puccini.
Lungo e approfondito il lavoro di riflessione che il libro sviluppa soprattutto su Angels in America di Tom Kushner, di cui si documentano la preparazione, le prove, i pensieri e i dubbi, le empatie e le idiosincrasie che man mano nascevano entrando nell’anima dei personaggi. La grande epopea sugli Usa anni Ottanta devastati dall’Aids, che tanto ricorda la cupa America di oggi, trovava in particolare nella figura di Roy Cohn, politico aggressivo, corrotto, reazionario, ipocrita, così simile a certi aspetti della nuova presidenza americana, un’espressione dei propri fallimenti e insieme diventava lo specchio per un’altra figura politica per noi importante, il più ‘contenuto’ Berlusconi del film di Nanni Moretti Il Caimano, altra interpretazione notevole di De Capitani. Interessante anzi confrontare le pagine dedicate alle prove fatte per entrambi i personaggi. Ma la costruzione del personaggio che diventa il ‘simbolo’ di un contesto storico e politico, trova un compimento anche esteticamente forte nel Willy Loman di Morte di un commesso viaggiatore, una delle più belle interpretazioni di De Capitani, il ‘caso’ che più esemplifica la ricerca di cosa sia intrecciare mestiere, tradizione, attenzione per la drammaturgia, lavoro sul testo, assunzione del personaggio. E di come tutto questo, nel caso di De Capitani, diventi tensione umana e morale.